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La Nave dei Folli

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Lunedì 16:00 trending_flat 17:00

Entusiasta per le promesse del progetto “Genoma Umano”, il biologo molecolare e premio Nobel Walter Gilbert dichiarava, nel 1990, che presto sarà possibile registrare il contenuto di un essere umano su un CD e portarselo in giro in tasca. Come non scorgere in queste proposte l’eco di Wiener che, cinquant’anni prima, sosteneva che era teoricamente possibile la trasmissione telegrafica di un essere umano, anche se restava tecnicamente irrealizzabile? (Norbert Wiener aveva già espresso quest’idea in Cibernetica e società e l’ha ripresa in God & Golem Inc., pag. 41: «Questa è un’idea con la quale mi sono già divertito in precedenza: che è concettualmente possibile spedire un essere umano su una linea telegrafica.») La riduzione dell’umano a una serie di informazioni complesse, ecco la principale conseguenza dell’influenza del modello informatico sulle scienze della vita. Che dire allora del carattere altamente utopico di una simile idea difesa dal guru di una setta religiosa che sogna «di scaricare in un computer la personalità e la memoria di un essere umano.» (Raël, Sì alla clonazione umana. La vita eterna grazie alla scienza, Nova diffusion, p. 29) Se ci si fida dei progressi mirabolanti della bio-informatica e dell’ingegneria genetica, il minimo che si possa dire è che l’utopia procede a grandi passi.

Nata all’inizio degli anni Settanta, l’ingegneria genetica costituisce il versante operativo dei presupposti teorici della biologia molecolare. Si tratta di una serie di prodezze tecniche che permettono la manipolazione e la ricombinazione del DNA, e la maggior parte di queste tecniche sono state importate direttamente dalla fisica alla biologia. Come indica il suo nome, l’ingegneria genetica persegue obiettivi pragmatici di trasformazione, miglioramento e correzione del corredo genetico degli individui e delle specie. Ridotti a puri processi informatici, gli esseri come le cose devono perciò sottostare a una potenza combinatoria che tende ad abolire concretamente le barriere tra le specie. Gli OGM occupano un posto privilegiato in questa ingegneria del vivente in cui certi ricercatori già s’impegnano a produrre HGM, ovvero umani geneticamente modificati. Inutile elencare tutte le ricadute prevedibili di questa industrializzazione del vivente per vedere che siamo letteralmente di fronte alla incarnazione delle metafore cibernetiche. Per rendere conto della vastità del fenomeno, la storica Evelyn Fox Keller ha coniato l’espressione cyberscience che permette di cogliere il doppio movimento di annullamento delle frontiere tra vivente e macchina. In effetti, allorché la biologia molecolare si mette a studiare il vivente al di là di questioni legate all’organismo o alla corporeità, l’informatica, la robotica e le scienze cognitive tentano dal canto loro di riprodurre artificialmente degli organismi viventi. A tal proposito Jacques Testart constata, in Au bazar du vivant, che nei laboratori dell’ingegneria genetica oggi ci sono più computer che ricercatori. Detto altrimenti, la sorte del vivente è ormai in mano alle macchine. (Jacques Testart e Christian Godin, La vita in vendita. Biologia, medicina, bioetica e il potere del mercato [2001], 2004)

Con la sua volontà dichiarata di modificare, migliorare e allungare la vita, la cyberscienza è frutto di un vero e proprio imbroglio epistemologico e simbolico. In questa indifferenziazione tra gli esseri e le cose, ciò che si dimentica è il fondamento corporeo inalienabile di qualunque forma di vita terrestre. Il riduzionismo informatico equivale a negare che gli esseri viventi sono innanzitutto e soprattutto delle unità sintetiche, indivisibili e non scomponibili in segmenti codificati, e che è in quanto esseri sintetici che stanno al mondo e si integrano al loro ambiente. Dalla pianta più piccola all’essere umano, la modalità di esistenza delle specie viventi dipende totalmente dalla loro forma corporea, come dimostrato da biologi come Adolphe Portmann (La Forme animale, 1961). Peccato che questa visione sintetica non vada d’accordo con il riduzionismo della complessità.

La cyberscienza porta a non concepire più il corpo come supporto di ogni vita, di ogni individualità umana. In quest’ottica la logica combinatoria propria dell’ingegneria genetica appare com’è realmente, vale a dire l’unione tra un pensiero da ingegneri e una volontà di rimodellare il corpo umano e il vivente nel suo insieme. Che si tratti d’ingegneria genetica, controllo farmaceutico delle emozioni, chirurgia estetica, protetica oppure delle nuove tecnologie di riproduzione, la tendenza postmoderna è di comportarsi con il proprio corpo come un artista-ingegnere. (David Le Breton L’Adieu au corps, 1999) Tale accanimento nel controllo e nel miglioramento del corpo può essere considerato il segno della sua scomparsa in quanto supporto simbolico dell’individualità, cosa a cui i sostenitori del postumano sembrano adattarsi perfettamente.


La società cibernetica globalizzata che procede verso l’inevitabile naufragio

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