play_arrow

keyboard_arrow_right

Listeners:

Top listeners:

skip_previous play_arrow skip_next
00:00 00:00
chevron_left
volume_up
chevron_left
  • cover play_arrow

    Live

play_arrow

La nave dei folli

La Nave dei Folli #4.52

micMatteotoday18/12/2023 26

Sfondo
  • cover play_arrow

    La Nave dei Folli #4.52 Matteo


Il ciberspazio, terra promessa: è questo il prossimo territorio che esploreremo durante il nostro viaggio attraverso l’Impero cibernetico, per scoprire quanto sono profondi i legami che uniscono il discorso tecnoscientifico a quello religioso, dopo la discesa in terra del nuovo messia, il computer che tutto ordina, calcola e controlla. Come ogni dottrina che si rispetti, anche l’idolatria informatica traccia al suo passaggio il solco di una nuova era, come annuncia Philippe Quéau: «Non è forse un nuovo Rinascimento quello che si prepara, un rinascimnento mondiale? Come avvenne più di cinque secoli fa, assistiamo all’invenzione simultanea di una nuova stampa, di una nuova America e di una nuova Riforma. (…) La nuova stampa, è il digitale e il virtuale. (…) La nuova America, è il ciberspazio e il “nuovo mondo” dell’astrazione finanziaria e tecnologica. La nuova Riforma emerge. È quella del “bene comune mondiale”. Manca solo un nuovo Lutero per incarnarla.» (La Planète des esprits. Pour une politique du cyberespace, Odile Jacob, Paris 2000, p. 9)

Nuovo Rinascimento, nuovo mondo, nuovo umanesimo, le metafore che accompagnano lo sviluppo di Internet e del suo ciberspazio riprendono, con gli stessi termini, quelle adoperate settant’anni fa per parlare della nascente cibernetica. Quando Philippe Quéau, responsabile della sezione informatica dell’Unesco, parla di un “nuovo Rinascimento”, non si sente l’eco entusiasta dei Congressi di Namur, da dove la cibernetica che era appena stata formulata si è poi largamente diffusa? Tuttavia niente ci autorizza a pensare che questa strana condordanza di spirito tra l’accoglienza riservata dai suoi promotori alla cibernetica e il trionfalismo manifestato da chi fa l’apologia del ciberspazio derivi da un prestito esplicito e volontario. Non bisognerebbe perdere di vista il fatto che, malgrado la forte influenza del modello informatico, gli obiettivi iniziali della cibernetica rimangono sostanzialmente ignoti. Infatti, soltanto l’ipotesi di una continuità paradigmatica permette di spiegare il risorgere di temi formulati alla fine della guerra adoperati adesso per presentare gli strumenti tecnologici destinati a spalancarci le porte del Ventunesimo secolo. Se la continuità storica tra l’apparizione delle cibernetica e l’avvento di Internet è lampante, esistono tuttavia differenze importanti per quanto riguarda il contesto politico in cui hanno avuto origine.

La fine della Seconda guerra mondiale, come abbiamo visto, è stata segnata da un forte ottimismo tecnoscientifico che coincideva con un profondo pessimismo politico. È in questo contesto, che preannunciava la Guerra fredda, che prende piede il progetto cibernetico di costruire una “macchina intelligente”. L’idea di una macchina che poteva supplire razionalmente al potere politico degli uomini si addiceva perfettamente a un’epoca in cui gli ideali umanisti si erano dimostrati inadatti a contenere la follia omicida della guerra e del nazismo. Abbiamo già sottolineato come, elebarando il modello informatico, Wiener cercasse un modo per garantire un controllo razionale delle decisioni politiche e porre fine al segreto e all’esclusione sociale. Perciò il “nuovo umanesimo” promosso dalla cibernetica è profondamente apolitico, poiché ha lo scopo di combattere l’entropia sociale attraverso un migliore adattamento della comunicazione.

Dalla cibernetica al ciberspazio, la Guerra fredda ha lasciato il posto all’imperialismo neo-liberale delle democrazie occidentali, con l’America alla sua testa. Bisogna dire che Internet e le nuove tecnologie dell’informazione sono strettamente legate al trionfo dell’economia di mercato su scala planetaria. Senza condividere necessariamente i valori neo-liberisti, i cantori del ciberspazio si dimostrano ardenti difensori della globalizzazione. L’ondata del tutto-Internet – concetto spiegato bene da Philippe Breton ne “Il culto di internet: una minaccia per il legame sociale?” (Le Culte de l’Internet : une menace pour le lien social ?, La Découverte, Paris 2000) – spinge fino ai suoi limiti estremi il carattere apolitico e antiumanista del paradigma cibernetico. Anche se, dovendosi confrontare oggi con il terrorismo e la guerra, i promotori del ciberspazio si sono fatti più discreti, le rappresentazioni e le pratiche culturali scaturite da questo movimento tendono a installarsi nelle nostre società.

È come se i fautori del ciberspazio avessero definitivamente abbandonato il quadro delle rappresentazioni politiche moderne per immergersi in un universo scientifico-religioso in cui l’umano si dà come missione quella di proseguire, attraverso il suo stesso superamento, la catena evolutiva da cui proviene. Il legame tracciato da David F. Noble in “La religione della tecnologia” tra l’evoluzione tecnologica avvenuta in Occidente e il desiderio cristiano di accedere alla trascendenza divina, è molto utile a comprendere l’immaginario che accompagna le ricerche in intelligenza artificiale o ingegneria genetica. (La religione della tecnologia. Divinità dell’uomo e spirito d’invenzione, Edizioni di Comunità, Milano 2000)

Questa tendenza appare molto chiaramente negli scritti di Pierre Lévy e di Kevin Kelly, dove i discorsi neo-liberisti e le credenze religiose convergono verso un evoluzionismo decisamente apolitico. (Pierre Lévy, World philosophie: Le marché, le cyberespace et la conscience, Odile Jacob, Paris 2000, e Kevin Kelly, Out of Control. The New Biology of Machines, Social Systems and the Economic World, Perseus Books, New York 1995) Che il neo-liberismo possa integrarsi a un’universo di rappresentazioni scientifico-religiose non dovrebbe sorprenderci più di tanto, se ci ricordiamo del carattere globalizzante del paradigma informatico. Le tendenze religiose che si possono facilmente individuare tra i conquistadores del ciberspazio si collocano nel prolungamento diretto di questo paradigma. Se di religiosità si tratta, questa è comunque, come ha dimostrato Philippe Breton, essenzialmente di carattere non deista, piuttosto proviene da una cosmogonia della complessità.

Per comprendere quel che si profila dietro queste nuove correnti di pensiero, non è inutile ritornare brevemente sull’opera di Teilhard de Chardin, dato che Internet e il ciberspazio sono pieni zeppi di riferimenti a costui. Da McLuhan à Lévy, l’idea del “villaggio globale” si è largamente ispirata alle teorie dello scienziato gesuita. Tuttavia le influenze religiose che attraversano il pensiero cyber non si fermano qui. Dal neo-buddismo alla trance tribale, passando per l’ipotesi Gaia e fino alle eccentricità della setta raeliana, è sotto il segno del meticciato che prendono forma queste nuove religiosità tecnoscientifiche.

Sommario 5.2

  • Introduzione
  • Venezia e la sua Smart Control Room (Simone Venturini, assessore al Turismo del Comune di Venezia / Paolo Bettio, Amministratore Unico Venis S.p.A / Luca Battistella, Consigliere delegato Innovazione e Smart City / Spot TIM con Luigi Brugnaro, Sindaco di Venezia / Alessandro de Sanctis, responsabile Sales public sector nord est TIM)
  • Mika, prima amministratore delegato robotico (TG1, settembre 2023)
  • VaSSaSSini – Dr Peter McCullough al Parlamento Europeo il 20/9/2023
  • BENVENUTI A CIBERNOPOLI – Seconda parte (TESTO)

La nave dei folli

0%