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Banditi Live

Intervista a Julien Temple

micHeidi Rebel e Manetstoday02/03/2024 46 10

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    Intervista a Julien Temple Heidi Rebel e Manets


2 marzo 2024

I nostri dj Heidi Rebel & Manets di Alta Fedeltà intervistano il mitico regista inglese Julien Temple, presente alla penultima giornata della decima edizione del SEEYOUSOUND Festival di Torino al Cinema Massimo per la proiezione di tre suoi documentari: “The Clash: New Year’s Day ‘77”, “Never Mind the Baubles: A Christmas with Sex Pistols” e “Keith Richards: The Origins of the Species”.

 

«Periferie, pochi soldi, vita di strada, ma la creatività e l’energia non mancano. Si ha più voglia di fare» è una frase che riassume bene ciò che siamo noi di Radio Bandito: siamo una web-radio libera e indipendente con uno spirito punk e molto working class. Cosa pensi delle web-radio come Radio Bandito?
Julien Temple: Penso che tutto ciò che ha a che fare con i banditi sia bello, quindi Radio Bandito suona molto bene per me. Abbiamo bisogno di più banditi nel mondo. Ci sono banditi che governano il mondo perciò abbiamo bisogno di esserlo noi stessi per sopraffarli.

 

Negli anni ’70 c’erano artisti come gli Outsiders di Adrian Borland, Joe Strummer, i Dr. Feelgood, i Nine Below Zero, Elvis Costello, i Brinsley Schwarz… e molti altri che decisamente lasciarono un segno sullo sviluppo della scena musicale di quel periodo e anche del futuro (a proposito, il tuo film “Oil City Confidential” è meraviglioso). Quanto è stato importante il pub rock sia musicalmente che socialmente?
Julien Temple: Credo che sia sottovalutato per quanto fu importante, particolarmente per quanto riguarda il punk che venne dopo. Sapete, penso sempre a Wilco Johnson come al Giovanni Battista e poi a Johnny Rotten come all’Anticristo. Se andavi ad un concerto dei Dr. Feelgood in un pub avresti visto i Pistols prima che fossero i Pistols, avresti visto i Damned e avresti visto i Clash. Erano tutti molto stimolati dalla potenza pura e grezza dei Dr. Feelgood. Anche se le loro canzoni non parlavano così chiaramente di ciò che stava succedendo all’epoca, il loro sound e il loro look trasmettevano un messaggio simile. Sono stati grandi per la working class di Canvey Island, erano arrabbiati come i punks ma solo di qualche anno più vecchi. E lo fecero in un modo diverso, ma penso che fu quello ad aprire le porte al punk.

 

Tra tutti i tuoi lavori qual è quello che ti ha dato maggior soddisfazione e quale invece è stato il più difficile da fare?
Julien Temple: Sono stati tutti difficili, ma penso che “Absolute Beginners” sia stato il più complicato perché dovetti lasciare l’Inghilterra dopo che uscì. Non potevo più lavorare in Inghilterra quindi andai in America e feci molti errori… non do la colpa a nessuno se non a me stesso per quello, ma è stata dura. Ancora adesso in Inghilterrase vado dal governo a chiedere soldi, mi mandano via. Il che è un bene in un certo senso…
Qual è quello che mi ha dato più soddisfazione? In realtà non sono felice per nessuno dei miei lavori in particolare, potrebbero tutti essere migliori.

 

Hai incontrato e collaborato con tantissimi artisti che hanno fatto la storia come ben sappiamo. Chi è stato, secondo te, a rompere di più gli schemi e le regole dell’epoca agli occhi dell’opinione pubblica?
Julien Temple: La maggior parte delle persone direbbe i Sex Pistols, ma io penso che i Kinks furono i veri apripista di questa cosa per la musica inglese. La gente era solita chiedere “ti piacciono i Beatles o i Rolling Stones?” e io rispondevo “no, a me piacciono i Kinks” perché furono una band rivoluzionaria. Erano punk ancora prima dei Dr. Feelgood. Scrivevano le loro canzoni in un modo molto codificato che, se ascoltavi nel modo giusto, ti davano un messaggio molto diverso rispetto a quello che capivi se le ascoltavi nel modo sbagliato. Sapete, non erano ammaestrati in casa come i Rolling Stones nei confronti dell’America dove dovevano andare all’Ed Sullivan Show o nei grandi show televisivi in cui erano costretti a tagliarsi i capelli… I Rolling Stones lo fecero mentre i Kinks risposero “fanculo”.

 

In America ci furono band come gli MC5, i Sonic Rendezvous Band e gli Stooges che erano rock puro. Poi un giorno qualcuno decise di appiccicare l’etichetta “punk” su quel tipo di musica. Cosa pensi al riguardo? Secondo te il punk può essere definito come un genere musicale o più come un’attitudine o una moda?
Julien Temple: Penso che l’attitudine sia l’aspetto principale. Perché la musica è semplice, chiunque potrebbe suonarla e quello era il punto. È eccitante, crudo e arrabbiato. Per me il punk è portatore di un’attitudine più di quanto lo sia un pezzo di musica classica o altro, ed è un’attitudine che viene a mancare sempre di più. Penso che ci sia bisogno non di una nuova ondata punk, ma di qualcosa in quello stesso spirito che sia diverso ma allo stesso modo arrabbiato, originale, creativo e allo stesso modo intransigente. Perché il tempo sta per scadere adesso, tra vent’anni voi ragazzi vi sveglierete e vi chiederete “cosa cazzo è successo? come abbiamo
potuto lasciarlo accadere?” e poi è troppo tardi… quindi è adesso il momento per voi giovani di prendere posizione per ciò che sta succedendo, altrimenti sarà la fine.

 

Sei d’accordo sul parere che il punk britannico sia più working class mentre il punk americano sia più, per così dire, intellettuale? C’è differenza secondo te?
Julien Temple: Beh, penso che per certi versi sia vero. Ma penso anche che John Lydon (Johnny Rotten) fosse un grande pensatore e poeta. Fu un autodidatta. I punksamericani impararono dai professori mentre i punks inglesi impararono da soli… forse non Joe Strummer [ridiamo], ma molti di loro sì. Certamente i Pistols furono autodidatti e furono capaci di dire cose molto potenti. Non sto dicendo che la musica e il punk americani siano da meno, anche Iggy e gli MC5 a loro modo furono geniali e penso che fossero working class, almeno alcuni di loro. Forse meno a New York, tipo Richard Hell e altri così… Ma in realtà penso che non conta molto da dove vieni finché sai dove stai andando.

 

Ben detto. Grazie mille!
Julien Temple: Grazie a voi!

 

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