
Portami Via Festival 1 - Saluti e presentazione Flavio Carillo - Massimo Zamboni
Canelli Piazza Cavour, palco “Lucca” (nome di battaglia del Partigiano Michele Pavia).
Ore 20.30: saluti istituzionali. Presentazione del tema dell’edizione L’Eterno Partigiano a cura del direttore artistico Massimo Zamboni.
Il 19 gennaio del 1945, 80 anni fa, il partigiano Michele Pavia, nostro concittadino, all’età di 19 anni venne fucilato dai fascisti ai Caffi di Cassinasco, dove si erge un sacrario che ricorda 300 partigiani caduti delle valli Belbo e Bormida. Abbiamo intitolato questo palco con il nome di battaglia del partigiano Michele Pavia, questo palco stasera si chiama palco partigiano Lucca, benvenuti al Portami via Festival.
Io sono qui, in realtà, in rappresentanza di un gruppo decisamente numeroso di persone e ho l’onore di rappresentarli tutti. E poi al fondo magari del Festival vedremo di ringraziare tutti quelli che hanno lavorato e stanno lavorando per questo Festival. E sono anche qui a ringraziare il primo collaboratore di questo festival che è il comitato, il comitato Martiri del Falchetto e il suo presidente Marcello Manzo, che ringrazio. E devo fare una serie di ringraziamenti, tanti ringraziamenti.
Prima a Nizza ho detto che il portami via Festival sta diventando una comunità, una comunità di amministrazioni comunali, una comunità di associazioni, una comunità di persone, una comunità di enti; e li devo assolutamente ringraziare tutti. Ringrazio e chiedo di venire a fare gli onori di casa a chi ci ha permesso, ad esempio questa sera, di far partire il Festival, “Portami al Festival” da Canelli, la nostra sindaca Roberta Giovine.
Grazie, allora io ringrazio Flavio, ringrazio tutti coloro che si sono dati da fare per organizzare questo Festival. Per me l’impegno gravosissimo di contribuire a questo Festival è stato dire sì quando mi hanno chiesto facciamo la prima serata a Canelli? Quindi veramente mi sono sforzata tantissimo. Questo Festival è sicuramente benvenuto ed è un Festival che ci fa molto piacere. Ci piace anche il nome, Portami via. E anche l’eterno partigiano. Ma è tutto collegato. Dico due cose, ce l’ho il tempo per dire due cose, è meglio che cominciamo subito con la musica, così addormento quelli che ci sono e poi possiamo proseguire.
Allora è bella questa suggestione, perché il Portami via Festival non è un Festival di una canzone di tanti anni fa, è un Festival che ci ricorda, che ci ricorda dei principi, che ci ricorda il perché siamo qui, che ci ricorda che abbiamo da difendere sempre la libertà e la democrazia, che sono degli istituti fragili e che sono di competenza di tutti, che siano di destra o che siano di sinistra. E quindi, con questo in mente, dobbiamo ricordarci che il partigiano è quello che prende parte, cioè che decide di prendere posizione su qualcosa e prendendo posizione sulla libertà e sulla democrazia può essere un partigiano qualunque, ed è eterno perché deve continuare a vivere, perché si deve sempre schierarsi per la libertà e la democrazia.
E la suggestione di “portare via” è bellissima, perché in un mondo in cui vediamo tutte queste brutture che vediamo ultimamente ci piace questa idea che ci sia un partigiano, uno di quei ragazzi, 17, 18, vent’anni, che si sono nascosti su queste colline, qualcuno anche un po’ di più di quell’età. Ci piace la suggestione di queste persone che si nascondevano sulle colline per condurre una guerra dove loro erano una parte infinitesimale. Poi tutti fanno in fretta a schierarsi con i vincitori, ma loro erano un manipolo di sovversivi, quando in realtà il potere costituito era tutt’altro. E hanno sognato, perché se non avessero sognato non sarebbero stati i partigiani. E quindi la successione del “portami via” è questa: partigiano contadino di 17 anni, portami via; partigiano operaio di 20 anni, portami via; partigiana casalinga di 16 anni, portami via. Portami via da queste brutture, portami, rapiscimi, fammi sognare un futuro diverso, fammi sognare un mondo migliore. Grazie e buon portami via Festival.
Grazie Roberta. Adesso devo ringraziare una persona speciale che devo ringraziarla istituzionalmente, ma la ringrazio anche personalmente perché ho avuto il piacere di conoscerla. E di poter parlare a lungo del Portami Via Festival e chiedo a Domenico Ravetti, il Vicepresidente del Consiglio Regionale e Presidente del Comitato Resistenza e Costituzione della Regione Piemonte.
Buonasera signora Sindaca, io mi sono seduto, non perché intendo occupare tanto tempo, credo di aver capito che abbiamo non più di 10 minuti, ma perché ho il piacere di fare alcune riflessioni con voi, ma giusto in 10 minuti. La prima premessa, dopo aver salutato la sindaca, saluto tutte e tutti voi, ovviamente la direttrice dell’Istituto storico della Resistenza e della storia contemporanea della provincia di Asti. Grazie per il lavoro che fai Nicoletta, grazie davvero. Straordinario quello che succede qui ad Asti, attorno ai valori della resistenza, anche grazie all’intelligenza e alla passione del nostro istituto.
No, voglio svelarvi non un segreto, ma un fatto. Capita in Consiglio regionale del Piemonte che per quanto riguarda il comitato resistenza e Costituzione, molte ANPI, tante associazioni o fondazioni che si occupano della storia del 900 quotidianamente arrivino a chiedere, diciamo così, la condivisione, la compartecipazione, il sostegno, a volte un semplice patrocinio, a volte anche sostegni economici. Nel caso di specie siamo andati noi a cercare il portami in via Festival. Perché? E abbiamo chiesto la cortesia di poter noi condividere il progetto. Ecco perché, diciamo così, il senso, la ragione stessa del Portami in via Festival, le connessioni che ha generato in questi anni il Portami in via Festival è tutto ciò che noi vorremmo replicare in giro per il Piemonte in un momento molto complesso.
In un momento molto complicato, lo dicevo. Un’ora fa, a Nizza Monferrato, il sindaco ha deciso di svelare la targa per la medaglia d’argento conferita nel 1972 dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone alla città per il tributo che quella città, quella zona, hanno mostrato a favore di libertà e di democrazia.
Ecco, dicevo, noi viviamo in un tempo particolare, in un tempo dove – lo abbiamo verificato- , lo abbiamo approfondito soprattutto nel nella settimana del Salone del Libro, con molti giornalisti, sociologi, tanti studiosi della contemporaneità. Cioè noi viviamo nella società del presente. Dicevo, no? La società dove tutto ciò che è avvenuto un istante fa riguarda già il passato, ma un passato da non conservare, un passato che quasi non ci appartiene più. Dicevo, anche le parole che ho appena detto qui su questo palco, qualche secondo fa, appartengono ad un passato che spesso dimentichiamo, perché viviamo il tempo del presente. E questa, anche la società, dove è complicatissimo coniugare i verbi al futuro. Sono convinto, hanno ragione quelli che sostengono questa tesi, questa società peggio rispetto a tante altre dei tempi passati, dove la speranza vinceva rispetto alla paura.
Allora sai perché diciamo la verità oggi? Quelli che vanno più di moda, uso questa frase, sono quelli che diffondono le paure, che individuano i nemici, mica quelli che si appellano alla speranza. Oggi è così questa società. E allora guardate, per dare un senso poi al titolo di questa manifestazione, l’eterno partigiano, e allora guardate, state andando controvento. Cioè voi fate un lavoraccio, voi, gli istituti storici della Resistenza, quelli che si occupano della memoria del Novecento vanno controvento, questo secolo straordinario, il secolo delle brutture, delle malvagità che si abbia memoria, non esiste secolo dove l’umanità abbia mostrato un volto peggiore se vi viene in mente Auschwitz, Mauthausen, ma quale altra società ha mostrato un volto peggiore? Decidevano chi doveva vivere chi doveva morire in base all’etnia, in base alle tendenze religiose, insomma quello che è successo nel Novecento… ma è stato anche il secolo del riscatto, anche il secolo della speranza il Novecento.
Dicevo, per dare un senso alla al titolo della vostra manifestazione del partigiano eterno, ecco andare controvento, ripercorrendo le date del 900, innanzitutto il 25 Aprile del 1945, il giorno dedicato alla liberazione dall’oppressione nazifascista. Non abbiamo il tempo qui questa sera per parlare della bellezza del 25 aprile. Immaginate questa piazza e le finestre quella mattina che si sono aperte a favor di vento. La bellezza della Libertà e i fascisti che se n’erano andati, i nazisti che avevano perso e i partigiani che avevano restituito la libertà qui in questa piazza, queste finestre.
Ma a quella gente non è bastato, non è bastato. Il 2 e il 3 giugno dell’anno successivo al referendum verso la Repubblica vinse l’idea della Repubblica sulla monarchia, ma a quei partigiani non bastò, decisero di fare qualcosa d’altro e il 21 dicembre del ’47 – promulgazione primo gennaio del ’48 – adottarono all’unanimità la carta costituzionale più bella del mondo, la nostra Costituzione, perché non bastava dovevano fare qualcosa di più importante di più bello, e questo è successo. Però voglio andare oltre… non bastò a quei partigiani, a quegli eterni partigiani; e vi offro un’altra data, che è il 18 aprile del 1951, 18 aprile del 1951, cioè quei partigiani non soltanto italiani decisero che lo spazio per difendere la libertà e la democrazia che non erano acquisite ma che dovevano essere tutelate, curate, promosse ogni giorno, non era più quello e soltanto quello dei confini nazionali. Cioè decisero di fare un passaggio, un passaggio successivo, cioè decisero di mettersi insieme. La Comunità europea del carbone e dell’acciaio, il primo passaggio verso l’Europa. Mettendo insieme quelli che durante la guerra erano gli elementi che definivano la forza e la debolezza di una nazione, appunto il carbone e l’acciaio, oh con l’acciaio facevano le armi, il carbone era l’energia del tempo. Capirono, Schumann, De Gasperi, pensate che personaggi, Monet, decisero che era il tempo di creare l’embrione per la libertà e per la democrazia in uno spazio diverso, oltre i confini della nazione, dove il seme del nazionalismo riattecchisce diventa di nuovo il seme, l’humus per coloro i quali pensano che l’identità nazionale debba prevalere rispetto alla bellezza dell’umanità che non ha confini.
Pensa un po’ quei padri e quelle madri costituenti, quegli eterni partigiani, cosa decisero di fare qualche anno dopo la guerra… Non bastava la libertà conquistata il 25 Aprile, avevano bisogno di qualcosa in più. Ebbene, il senso di questo Portami via Festival, il senso dell’azione di tutti coloro i quali fanno memoria del 900, il senso della contemporaneità oggi, il senso della difesa della democrazia e della libertà, il senso della pace in questo mondo dove prevale l’economia di guerra, prevale il bisogno di attaccare il prossimo anziché la diplomazia. Il senso è che noi abbiamo bisogno di una nuova data. I nuovi partigiani, gli eterni partigiani, sono quelli che hanno bisogno di una nuova data per un’Europa che non ci basta più, per la pace e la per la democrazia. Anche a noi quest’Europa non può più bastare. Abbiamo bisogno di un confine per la pace, per la democrazia molto più ampio, dove metterci insieme per difendere i nostri diritti. Sì, per difendere i nostri diritti, perché siamo stati culla delle democrazie, siamo stati soggetto da copiare nel mondo. Noi dobbiamo continuare adesso essere l’equilibrio per la pace in questo mondo e attraverso la vostra azione, attraverso il vostro impegno, attraverso il Portami Via Festival, che è un altro seme, noi dobbiamo decidere insieme una nuova data e io sono qui per questo, per provare a darmi una piccola mano. Grazie, grazie Presidente Domenico Ravetti, grazie.
Rimanga un attimo ancora qui, chiamo ancora un secondo Roberta, che è scappata… Eccola. Mi hai fatto un po’ emozionare. Abbiamo bisogno di una nuova data, e volevo semplicemente, a nome della nostra piccola ANPI, farvi un omaggio che è molto piccolo ma è molto prezioso perché è un manufatto costruito da dei ragazzi fragili che dopo salutiamo e li ricordo comunque del consorzio socio-assistenziale del Cisa che sono, io lo dico sempre, sono i nostri eterni partigiani. Volevo consegnarvi questo. Scusate, sono un po’ emozionato.
E adesso continuiamo con i ringraziamenti. Questo Festival rappresenta il territorio, effettivamente lo rappresenta. Quest’anno praticamente siamo diventati 12, sono diventati 12 i comuni che hanno deciso di essere partner del Festival e quindi li ringrazio uno ad uno, vado in ordine di valle, poi salgo su in Langa, poi torno giù. Insomma, l’amministrazione comunale di Cossano Belbo è il sindaco Luca Tosa, Santo Stefano Belbo, la sindaca Laura capra, Canelli, Roberta l’abbiamo già ringraziata e salutata Calamandrana e la sindaca Pinuccia Lovisuolo. Io qui mi fermo un secondo e volevo salutare e ringraziare anche Fabio Isnardi che da sindaco è stato uno dei primi. Il sindaco di Calamandrana è stato uno dei primi a credere in questo, in questo Festival. Adesso è cresciuto, è diventato collega di Domenico Ravetti in Consiglio regionale. Il sindaco Simone Nosenzo di Nizza Monferrato. San Marzano oliveto, Pierangelo Bordino, Cassinasco, Sergio Primosic, Bubbio, il sindaco Stefano Reggio, Loazzolo, il sindaco Pietro Cirio, Monastero Bormida, il sindaco Luigi, anzi Gigi Gallareto, il sindaco di Vesime Marco Garino e non è in valle Belbo, non è in valle Bormida, ma abbiamo il consigliere rappresentante che è Marcello Manzo. Il sindaco, l’amministrazione comunale di Castiglione Tinella con il sindaco Bruno Penna. Grazie anche a questi comuni che riusciamo a organizzare questo Festival.
Ovviamente ringrazio tutte le amministrazioni comunali, gli assessori, i consiglieri comunali. Qui di Canelli ci sono molti assessori che saluto e ringrazio. Non li nomino uno per uno e sono anche tanti tesserati all’ANPI oltretutto. E poi ci sono i privati e le fondazioni. Ringrazio il sostenitore principale da un punto di vista del sostegno economico che è la Fondazione compagnia San Paolo, la Fondazione della Cassa di risparmio di Asti e la banca di Asti, la CRA di Asti, la filiale di Canelli.
Poi ci sono i partner culturali con il quale condividiamo l’organizzazione. E il primo dei quali l’ha già l’abbiamo già nominato l’Istituto storico della resistenza. Saluto e ringrazio tanto Nicoletta, Nicoletta Fasano la direttrice e il suo Presidente Mauro forno. E poi c’è l’associazione Terre Native, e qui ci spostiamo, dobbiamo prendere la via Emilia per andare fino a terre native con il quale praticamente costruiamo l’ossatura dei contenuti artistici del Festival e quindi ringrazio la sua presidente, Caterina Zamboni Russia, che sarà anche protagonista di un evento, io ve lo consiglio, ve li consiglio tutti, ma ve li consiglio al Falchetto, sarà un evento molto particolare perché esprimerà proprio il significato de “L’Eterno Partigiano”, perché lei è l’autrice del libro “L’Eterno Partigiano”, è per quello che questo Festival ha questo titolo quest’anno. E poi l’associazione memoria viva di Canelli e la sua Presidente Maria Pia di Matteo, siamo qua, siamo vicini, organizziamo tantissime cose insieme all’associazione memoria viva, il Centro studi Beppe Fenoglio e la sua direttrice Bianca Roagna, il Conservatorio Antonio Vivaldi di Alessandria, il suo direttore Marco Santi che forse riuscirà a raggiungerci domani al falchetto. Lo ringraziamo particolarmente e vi anticipo che faremo delle cose, faremo degli off molto interessanti, poi verso l’autunno e l’inverno proprio ad Alessandria, all’auditorium del Conservatorio di Alessandria è un partner molto prezioso, il Conservatorio di Alessandria. Poi ringrazio l’Erca, l’Associazione di Nizza Monferrato e il Presidente Vito Biscioni e Maurizio Martini che ci ha aiutato operativamente a organizzare l’evento che faremo poi a Nizza Monferrato. E poi ci sono loro, che fanno un casino pazzesco, che sono là, Radio Bandito di Torino, che sono i nostri media partner, come si dice in inglese, che sono dall’inizio del portami via Festival che siamo insieme. Li saluto istituzionalmente, anche se insomma… grazie per il lavoro che fanno.
Ci sono anche i partner sociali, il Portami a Festival non è solo questi tre giorni, il Portami a Festival parte molto prima, perché facciamo dei laboratori nelle scuole, quest’anno li abbiamo fatti nelle scuole di Canelli e di Santo Stefano Belbo, e quindi ringraziamo la scuola secondaria di Canelli e la professoressa Annamaria Tosti, che l’ho vista, è là, che si dà da fare insieme ai nostri ragazzi, fanno delle cose straordinarie, e la primaria, la scuola primaria di Santo Stefano Belbo e ringrazio la maestra Elena Capetta e il maestro Pasquale Marotta che è un nostro iscritto. Anche loro producono un centinaia di disegni sui partigiani.
Un ringraziamento speciale adesso però lo devo fare, quello legato ai due omaggi che ho fatto prima, a persone che sono speciali e che producono con dei manufatti ogni anno, quest’anno hanno prodotto dei sottobicchieri del Portami Via Festival e sono fragili ma fortissimi. E loro del e noi della loro forza abbiamo bisogno e sono il CISA Asti sud. Quindi ringrazio il direttore Giuseppe Cogrosso, la direttrice Simona Amelio e l’assistente sociale Katia Caruso. E devo dire che quando vado a ritirare i pezzi che ci che ci producono mi emozionano tantissimo. Un grazie davvero di cuore e meritate un applauso. E ci sono anche altri ragazzi fragili della Lab 101 del consorzio crescere insieme. Anche loro ogni anno ci producono degli oggetti, è una falegnameria di ragazzi fragili. Però a vedere dei cosa producono mi sembrano anche lì, anche loro molto forti. Quest’anno ci hanno prodotto, hanno prodotto quella libreria portatile che abbiamo per proporre i libri, i nostri libri che vedete nella nel nostro banchetto. E quindi ringrazio la Lab 101 crescere insieme, Giovanna lo Scalzo e il Presidente Giorgio Penna.
Su ai Caffi, non qui, siamo partiti da Canelli, però il cippo dei 300 partigiani è lassù, letteralmente su ai Caffi, dove c’è il palco centrale, dove ci sarà il concertone e dove ci saranno domani altre proposte, sia di teatro che musicali, ci sono ad aspettarci per proporci i loro piatti enogastronomici, la Pro Loco di Cassinasco e il Birrificio Sagrin di Calamandrana, un birrificio artigianale che saluto e ringrazio. E poi ringrazio e saluto la Pro Loco che ci ha accompagnato fino alla scorsa edizione, la Pro Loco di Vesime, però nel progetto, insomma, abbiamo deciso di far ruotare le Pro Loco e quindi da quest’anno ci sarà la Pro Loco di Cassinasco. Un grazie, comunque, un saluto alla Pro Loco di Vesime.
Scusatemi, ho quasi finito. Ve l’avevo detto che è una comunità un po’ numerosa. E poi c’è il un altro territorio, il territorio produttivo; è una comunità numerosa perché noi non conosciamo le divisioni, conosciamo solo nelle operazioni le moltiplicazioni. Quindi qua non siamo divisivi, siamo moltiplicativi. Il territorio è anche il territorio produttivo e ci sono moltissime aziende del territorio che ci sostengono e grazie al loro sostegno riusciamo a fare tutto questo che vedete e li ringrazio di fila un po’ velocemente, Tosa Group, Arol, Masspack, Marmo, inox Locate, Rubino e Galandrino Group, Bosca, SGTMA, del ponte, BS, smartpak. Colombo cuscinetti, marmo gomme, Marmo Rental, ML service, Mondo e Scaglione, FBC sabbiature, Laser G, Promio utensili. Per un metalmeccanico come me, insomma, ho appena appena nominato quasi metà del distretto industriale.
E poi un ringraziamento anche alla Fondazione EGRI per la danza che tiene in gestione il Balbo, il Teatro Balbo. Perché ci dà la possibilità, nel caso di maltempo, di avere un teatro di 400 posti a disposizione, soprattutto per il concertone che sarà probabilmente più affollato. Ho ringraziato tutti, ringrazio ancora chi ha tanta pazienza, su ai Caffi che sono don Oscar, che ci concedono gli spazi con una pazienza pazzesca, perché andiamo lì, mettiamo in subbuglio tutto su i caffi al palco centrale e ringrazio Rita Cirio, che anche lei ha una pazienza enorme e quindi ho finito i ringraziamenti.
Non mi resta che presentare una persona che però è molto speciale. Quando abbiamo deciso di organizzare un Festival culturale, abbiamo assolutamente capito che noi non saremmo stati in grado di selezionare, di proporre, di mescolare delle soluzioni artistiche che riuscissero a convergere sul significato profondo che vogliamo dare a questo Festival e quindi per far questo ci siamo appoggiati, abbiamo chiesto a colui che ormai adesso possiamo dire è diventato un amico di Canelli, che è Massimo Zamboni, il nostro direttore artistico, cui chiedo di salire sul palco. Massimo a te.
Ma buonasera, siamo alla quarta edizione, ormai quasi inaspettata, perché tutti gli anni sentiamo dire basta, è stato troppo. E poi finisce il Festival, passano tre giorni e ricomincia la voglia di ripartire con il programma dell’anno successivo. Io mi aggiungo ai ringraziamenti, nel senso che sono molto riconoscente per l’invito di poter partecipare. Quando Flavio dice che è la mia competenza selezionare, non dovete credergli più di tanto perché io suggerisco, condividiamo, pensiamo, ragioniamo insieme agli altri ragazzi del Festival e alla fine esce il programma. Ed esce attorno a un titolo, cioè questo grande cappello che è il “Portami via Festival”, poi ogni anno abbiamo un titolo che informa quello che sarà la programmazione.
Abbiamo avuto il primo anno un ragionamento sull’idea di patria e poi un altro anno particolare, sete, era un anno di grande siccità e abbiamo voluto riflettere su questo tema. L’anno scorso l’idea della residenza, di cosa vuol dire risiedere nei territori, questo è un territorio che è portata la residenza, tanti scrittori l’hanno raccontato è un po’ incisa un po’ dappertutto. E quest’anno è l’ottantennale del 25 aprile, non c’era niente di meglio che ragionare sul tema eterno partigiano, che è il titolo di un libro, ma è anche qualcosa dentro di noi profondamente, è anche un’esigenza, cioè quella di non consegnare la resistenza a essere un episodio lontano che pure ci ha portato fino a qua. Non è più cronaca, non è più storia, non è neanche più soltanto celebrazione, deve essere qualcos’altro e si deve agganciare a un periodo molto più lungo che è quello del cammino degli uomini, un cammino eterno di lotta, di ribellione, di soprusi, di cercare di uscire dallo stato della sopraffazione e poi ancora di nuovo soprusi e ancora questo ritornare in piedi, risorgere. E quindi quest’idea di eternità è quella che ci conduce durante tutto l’anno.
Io voglio essere molto breve, è ora di cominciare con la parte vera del Festival, concreta. Questa sera ci saranno due proposte: una, mi riguarda molto da vicino, sarà uno spettacolo dedicato a Pier Paolo Pasolini, questo è un anniversario importante, il cinquantennale della sua uccisione, e quindi metteremo in scena uno spettacolo di letture e canzoni a lui dedicate. E prima un altro appuntamento molto importante perché è una cosa che entra nelle pieghe e quasi non ce ne accorgiamo. Ed è un giornalista di Repubblica, Paolo Berizzi, un amico, ve lo presento con un interrogativo poi, insieme ai ragazzi del Festival, a Luke, saranno loro a interrogarlo e a parlare con lui. Però chiediamoci come mai qualcuno che studia il neofascismo, ne parla, entra nelle pieghe di questo fenomeno spaventoso, deve vivere sotto scorta, e invece chi il neofascismo lo pratica in questo che è un paese democratico, vive libero? Su questo interrogativo lasciamo la parola a Paolo, vi ringrazio tantissimo, buon festival, vediamoci anche nei prossimi giorni.